Storia
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Secoli e secoli di storia di vino valtellinese, con tracce che si perdono nel periodo romano. Un lungo corso di affermazione, celebrità, grande fama commerciale con la vicina Svizzera, ma anche crisi, abbandono e rinascita. La Valtellina è portavoce di una vitivinicoltura alpina e di confine ancorata nella tradizione che guarda al passato, proiettata al futuro.

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Secoli di affermazione e identità

Il vino in Valtellina ha radici con la storia del territorio. Una storia di cui esistono testimonianze già nel periodo romano, con richiami da parte di Virgilio e Plinio che decantano le qualità dei vini. Sono certamente gli anni della cultura monastica attorno all’anno 1000 a documentare con certezza il legame tra questo areale alpino e la produzione vitivinicola. La laboriosità dei monaci si ritrova nello straordinario progetto di cura del paesaggio e di consolidamento del sistema dei terrazzamenti.

Il grande impulso giunge poi nel Cinquecento, con l’annessione della Valtellina alla Lega Grigia (Cantone Grigioni) che fino alla fine del Settecento garantì prestigio e notorietà al sistema produttivo locale. In quel lungo periodo il vino valtellinese aveva un commercio florido, indirizzato soprattutto all’esportazione nel Centro Europa.

Con l'Ottocento cambia radicalmente l'assetto politico della Valtellina con l’annessione alla Repubblica Cisalpina, ma l'affermazione della viticoltura valtellinese va avanti senza sosta. A metà del secolo si arriva al massimo dell’espansione con oltre 6000 ettari, per buona parte terrazzati, in parte su conoidi (oggi soppiantati dalla coltura del melo o dall’urbanizzazione).

L’attività viticola domina sugli altri ambiti dell’agricoltura, sebbene non esistano aziende viticole vere e proprie. Solo pochissime, di proprietà di Svizzeri dei Grigioni o di notabili valtellinesi, riescono a specializzarsi e a orientarsi verso l’esportazione del celebre veltliner, ovvero del vino di Valtellina.

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Dalle crisi ai progressi

L'Ottocento è segnato anche dall’arrivo di epidemie che in tempi diversi hanno messo in crisi il sistema economico e produttivo locale. Prima l’oidio, poi la peronospora, infine il flagello assoluto della fillossera minacciarono fortemente la Valtellina, il terrazzamento e il suo vino. Le guerre del Novecento contribuirono ad un’ulteriore flessione produttiva, così come l’abbandono incessante dalla fatica del lavoro in campagna iniziato dal secondo Dopoguerra.

Non mancano anche importanti riconoscimenti come, nel 1968, l’istituzione della Denominazione di Origine Controllata. Un traguardo significativo che ha gettato le basi della definizione di un regolamento condiviso e di un sistema di identificazione delle zone di maggiore pregio.

Nel 1976 nasce il Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina.

Si arriva agli ultimi decenni del Novecento ad una superficie che sfiora i 1000 ettari, ben lontana dai 6000 del secolo prima, ma concentrata nelle zone più vocate. Sono gli anni in cui si affermano diverse case vinicole, sempre più orientate alla qualità e ad aprirsi al mondo.

Il Nuovo Millennio apre all’insegna di importanti traguardi enologici, forti anche del riconoscimento nel 2003 della D.O.C.G. allo Sforzato. Cresce la reputazione da parte del mercato, tra cui quello americano, e tra i produttori aumenta la consapevolezza tecnica, unita al desiderio di investire ed innovare.

La storia continua, oggi segnata anche dal crescendo di piccole medie aziende, nuove generazioni di produttori che, al fianco delle storiche case vinicole e alle centinaia di viticoltori conferenti, tengono vivo un sistema, un paesaggio, un’identità.

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Il paesaggio valtellinese è disegnato dai viticoltori. Duemila anni di paziente lavoro agricolo sui versanti terrazzati

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